giovedì 27 febbraio 2014

Il cane e l'erba: un rapporto particolare

Il cane nella sua dieta include porzioni di erba.
Il cane cerca l'erba in modo spontaneo quando ha problemi di stomaco; spesso ne mangia grandi quantità per poi vomitarla e, in questo modo, si depura in modo istintivo e naturale. Non sempre però questo comportamento di automedicazione è riconosciuto dai proprietari di cani che, conoscendone le abitudini carnivore (a dispetto di ciò che contengono la maggior parte di crocchette che scegliete di dargli), si spaventano e portano l'animale dal veterinario. In realtà, nonostante non ci sia nulla di cui spaventarsi (basta solo stare attenti che l'animale non ingerisca erbe tossiche o nocive), quando il cane cerca l'erba con insistenza, vuol dire che qualche cosa non va e, quindi, una bella visita di controllo non può fare certo male. In altri casi, invece dovrete prestare attenzione alla frequenza con cui il cane dimostra di avere problemi digestivi, diarrea, stipsi o flatulenza.
L'alimentazione in questo caso risulterà errata per l'animale, cercate di alimentarlo come naturalmente dovrebbe essere, più si interferisce peggio sarà per la sua vita e per i suoi comportamenti.

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lunedì 24 febbraio 2014

Fumo passivo: un rischio anche per il tuo cane e il tuo gatto

Che fumare faccia male, ormai è un dato di fatto e che i danni del fumo passivo (riscontrabili in chi vive a stretto contatto con fumatori anche senza fumare) siano comprovati da numerosi studi, non sorprende più nessuno. Ma, quello che ancora non viene pubblicizzato abbastanza è che anche i cani e i gatti possono soffrire di disturbi legati al fumo passivo. Uno studio effettuato alla Tufts School of Veterinary Medicine, infatti, ha rivelato che i cani che vivono in case con un fumatore hanno il doppio del rischio di sviluppare linfoma ed i cani e gatti che vivono in famiglie con due o più fumatori hanno un rischio 4 volte maggiore. Oltre ad un aumentato rischio di sviluppare il cancro, i cani che vivono con fumatori sono maggiormente predisposti a malattie polmonari ed irritazioni agli occhi, soprattutto in case piccole e poco ventilate. Per evitare al vostro amico a quattro zampe danni di questo tipo, cercate sempre di fumare fuori di casa (tipo al balcone) o, perlomeno, scegliete una sola stanza in cui fumare e non fateci entrare i vostri animali. L'uso di purficatori d'ambiente è, comunque, sempre una buona scelta.

sabato 22 febbraio 2014

Conseguenze di un'alimentazione sbagliata

L'idea che esista un pet food in grado di fornire a cani e gatti tutti i nutrienti di cui avranno bisogno durante il corso della propria esistenza è un mito. Gli ingredienti primari della maggior parte del pet food commercializzato sono le granaglie. Molti consumatori acquistano il medesimo prodotto per lunghi periodi, costringendo i loro compagni animali ad assumere soprattutto carboidrati, con scarsissime variazioni. La dieta attuale di questi cani e gatti è lontanissima dalla dieta proteica, molto variata, tipica dei loro antenati. I problemi legati alla dieta industriale sono verificabili quotidianamente, in qualsiasi laboratorio veterinario: vomito, diarrea e infiammazioni sono i sintomi più frequenti di problemi digestivi cronici. 
Le allergie alimentari sono diventate una malattia quotidiana ed il mercato delle diete con "antigeni limitati" o "nuove proteine" è diventato un affare multimiliardario. Queste diete sono state create appositamente per curare la progressiva intolleranza ai cibi commerciali sviluppata dagli animali.

mercoledì 19 febbraio 2014

L'aggressività indotta dalle carezze

E' una forma che lascia perplesso il padrone. Apparentemente il gatto chiede di essere accarezzato, e all'improvviso attacca la mano che lo coccola, la graffia e la morde con cattiveria e forza. Spesso il gatto si rotola sulla schiena con l'aria di invitarvi ad accarezzargli la pancia. Ma non appena gliela toccate, vi afferra la mano e vi attacca con le unghie e con i denti. I gatti maschi, soprattutto quelli non castrati, reagiscono con altrettanta violenza se li accarezzate alla base della coda. Per impedire che si verifichino o si ripetano episodi del genere, non lasciatevi tentare da queste richieste di coccole e avvertite gli amici di astenersi dal toccare il vostro amico-micio. A quanto pare, si tratta di un'aggressione di dominanza, che si scatena quando si toccano certi punti del suo corpo. Si può spesso curare con un programma di addestramento. Nel frattempo, per evitare di ritrovarvi con una mano rovinata, non cedete alla reazione istintiva di sottrarla di botto alle sue unghie, ma rilassatela e allontanatela lentamente facendola scivolare di lato, tra le zampe anteriori mentre dite un fermo: "NO".

lunedì 17 febbraio 2014

Quando il cane è troppo dipendente da voi

Esistono dei cani che, per vari motivi (il trauma infantile da abbandono è il più probabile), sviluppano un attaccamento morboso nei confronti del proprio padrone, tanto da non poterne fare a meno nemmeno per un minuto. Ovviamente, quando l'affetto si trasforma in un attaccamento ossessivo di questo tipo, occorre intervenire per cercare di risolvere il problema.
Per sapere se il vostro cane rientra in questa tipologia, cercate di fare attenzione ai sintomi: il cane rifiuta categoricamente di stare da solo, cerca in continuazione il contatto fisico, non riesce a giocare da solo, abbaia e guaisce senza motivo per ricevere attenzione costante, teme in modo esagerato le altre persone e/o gli altri cani. Se il vostro cane presenta diversi tra i sintomi elencati è il caso di intervenire applicando alcuni accorgimenti comportamentali.
Per prima cosa occorre eliminare tutti i comportamenti che possano viziarlo (prenderlo in braccio, coccole ingiustificate...) e poi, in generale, occorre spezzare i vincoli della simbiosi. Cercate di non coinvolgerlo in tutte le attività quotidiane ed ignorate le sue suppliche in modo fermo e deciso. Prendetevi i vostri spazi isolandolo, in modo che lui impari a prendersi i suoi. Quando vi trovate in presenza di altre persone o altri cani, cominciate a rifiutare il contatto fisico ed ignorare i suoi tentativi di attirare l'attenzione. Infine, il vostro cane deve imparare a risolvere i problemi da solo (di diversa natura) anche quando si trova in vostra compagnia, per cui non intervenite se non è strettamente necessario.
Con pazienza ed applicazione il vostro cane imparerà ad essere più indipendente (soprattutto dal punto di vista emotivo).

martedì 11 febbraio 2014

Vivere rispettando l'equilibrio minerale

Per oltre 30 anni gli scienziati hanno studiato io minerali e gli elementi traccia sulle basi del ciclo della natura. Le nozioni sull'equilibrio minerale negli organismi così acquisite sono confluite nel lavoro di ricerca e sviluppo di REICO VITAL-SYSTEME. Nel frattempo sono stati riconosciuti 53 minerali attivatori e 53 minerali regolatori che noi assumiamo con il cibo. Riteniamo quindi importante mantenere tra questi il giusto equilibrio. Oggi tutti sappiamo che l'uomo vive in stretto rapporto con l'ambiente in cui vive. Il benessere fisico non dipende solo dalle condizioni atmosferiche, ma in maniera determinante, anche dalla qualità del nutrimento.
Chi ha già sperimentato un'iperacidità di stomaco, sa quali effetti può avere uno squilibrio nell'alimentazione. Perso questo prezioso equilibrio, possono sopravvenire dei disturbi del metabolismo. 

L'eccessiva fertilizzazione dei terreni coltivati, determinata dalla produzione industriale, può far sorgere uno squilibrio minerale. Se nei terreni preposti alla coltivazione dei nostri prodotti alimentari vengono aggiunti prevalentemente minerali attivatori, ciò avrà una ripercussione sui microorganismi viventi e sul contenuto dei nutrienti del futuro raccolto.
Qui sorge lo squilibrio che attraverso il nutrimento, può essere trasmesso agli esseri umani e agli animali. Il mantenimento dell'equilibrio acido-base nell'organismo può essere ostacolato. Con l'apporto di minerali basici, tramite un'alimentazione variata e bilanciata, è possibile contrastare un'iperacidità dell'organismo e ristabilire l'equilibrio. 

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domenica 9 febbraio 2014

Cosa gli diamo da mangiare in realtà?


Riporto alcune riflessioni di Ann Martin attivista per i diritti degli animali in America: egli denuncia la scarsa qualità dell’origine degli alimenti pet food, partendo dalla fonte di proteine vegetali derivate dallo scarto della lavorazione con macine di soia, pasta di noccioline, legumi ecc., private del loro olio, germe e crusca e quindi prive di acidi grassi essenziali, vitamine liposolubili e antiossidanti naturali.
La fonte proteica animale sarebbe costituita da animali morti, malati, disabili, che dopo essere stati trattati per estrarre cuoio, grasso e carne, sono trattati con carbone.In alcune fabbriche in Quebec, le industrie trattano gli animali morti insieme al mantello con procedimenti di disidratazione per fornire all’industria alimentare per animali, un composto proteico disidratato come base di partenza per le crocchette appetitose.La legislazione americana e canadese prevede un controllo su queste produzioni da parte del CVMA (Centro statunitense di Medicina Veterinaria Americano) e L’FDA (Ente per gli alimenti e farmaci).Il dottor Wendel O. Belfield, racconta nella sua esperienza di veterinario ispettore delle carni, che spesso gli veniva posto il quesito sulla scelta della miglior carne in scatola che conoscesse, lui puntualmente rispondeva che nessuna è consigliata, non per un suo capriccio personale, ma a seguito di studi pubblicati in un suo libro dal titolo: Come avere un cane più sano.Nel 1990 sul San Francisco Chronicle un altro giornalista(John Eckhouse) riporta questa riflessione:“ogni anno, milioni di cani e gatti morti negli USA sono lavorati con miliardi di chili di altro materiale animale da industrie dette trasformatrici; il loro prodotto finale cioè carni e grassi serve come materia prima per prodotti finali come cosmetici e mangimi per animali.Sia la FDA che il CVMA, sono a conoscenza dell’impiego di animali domestici morti, riciclati per creare alimento animale.A livello ufficiale il tutto viene smentito, ma se certi professori (James Morris) di alto rango universitario sostengono che: “ ogni prodotto non adatto al consumo umano viene sterilizzato molto bene, così niente può trasmettersi agli animali”, non vi sono dubbi che manca molta informazione a tal proposito.Intanto si dimentica che da quelle parti la carne perché non sia commestibile, viene denaturata con acido fenico (acido corrosivo) insieme a volte con creosoto (stessa famiglia).Questo trattamento non impedisce il passaggio di barbiturici presenti nelle carni di animali soppressi con eutanasia, quindi tali sostanze poi vanno a stabilizzarsi nel grasso ottenuto dalla loro lavorazione.Vengono poi aggiunti come stabilizzante nei cibi umidi glicole propilenico, BHT (butilidrossitoluene) o ethoxyquin sostanze epato e nefrotossiche e/o cancerogene.Può essere presente piombo in quantità elevate e depositarsi in percentuale superiore a quella presente nei bambini, se gli animali domestici vengono nutriti con solo scatolette.Bisogna inoltre considerare la possibilità che gli estratti di queste lavorazioni vadano a finire nei mangimi per il pollame e quindi ricadere sulle nostre tavole.Questo è quanto ci racconta il dottor Belfield che ha avuto esperienza nella industria di trasformazione e nella clinica per piccoli animali.Cito un rapporto dell’USDA in cui si sostiene che circa cinque miliardi di kg di pasto con carne e ossa, sangue e penne furono prodotte nel 1983, di tale cifra il 34% andò ai cibi per animali, il 34% venne impiegato come mangime per polli, il 20 % in mangime per maiali, il 10 % in mangime per bovini da carne e latte.Se ci riferiamo alla mucca pazza e alle altre encefaliti trasmissibili (TSE), possiamo capire come queste forme in parte siano state coperte nella loro manifestazione e diffusione, aumentando i fattori di trasmissibilità negli animali domestici.(Gr Smith dell’Earth Island Journal).

giovedì 6 febbraio 2014

Come cane e gatto... Vecchio clichè!

“Mi piacerebbe prendere un cucciolo, ma ho un gatto adulto in casa: gli farebbe sicuramente del male…”.
“Amo i gatti, ma non posso prenderne uno: ho un cane già grande, lo aggredirebbe…”
Si sentono ripetere molto spesso frasi come queste, tutte basate sulla ferrea convinzione che cani e gatti possano convivere solo se vengono presi entrambi a due mesi di vita.
Convinzione che, in molti casi, impedisce l’adozione di cani (o gatti) visti magari in canili e gattili, che hanno fatto breccia nel cuore dell’umano ma che si teme non possano commuovere altrettanto il cane/gatto adulto già presente in casa.
Così si rinuncia e il povero cagnolino (o gattino) rimane al rifugio: cosa che rattrista molto le persone come noi, che da sempre riescono ad inserire senza troppi problemi cani o gatti adulti in “branchi” preesistenti e formati da altri adulti.
Perché… ebbene sì; quella dell’inimicizia tra cani e gatti che non siano cresciuti insieme è una “cugginata” – ovvero una leggenda metropolitana – almeno al novanta per cento.
Il restante dieci per cento sottintende un fondo di verità, e cioè il fatto che i cani siano predatori e che i gatti vengano considerati “prede” da molti di essi (non da tutti: dipende da come sono stati allevati e socializzati).
Però l’ostacolo è aggirabilissimo: vediamo come e perché.
PERCHE’ E’ NORMALE CHE UN CANE ADULTO ACCETTI UN NUOVO GATTO
Perché, assai prima di essere un predatore, il cane è un animale sociale.
E per ogni animale sociale, la cosa più importante del mondo sono le gerarchie e le regole del branco. Tutto il resto (caccia, cibo, perfino sesso) viene in secondo piano.
Se noi umani siamo considerati superiori gerarchici dal nostro cane (come dovrebbe sempre accadere!) lui accetterà di buon grado l’inserimento di qualsiasi animale a due o quattro zampe che decidiamo di ospitare nel branco.
Se non siamo considerati superiori gerarchici… be’, allora dovremmo rivedere completamente il rapporto con il nostro cane, prima di pensare ad allargare la famiglia!
Ma anche in questo caso, pensate un po’, il cane probabilmente imparerà a rispettare il nuovo venuto: perché il “branco”, nella società umana, è composto da coloro che vivono nel territorio “casa”.
Quindi il cane – in tempi più o meno brevi – tenderà ad accettare pacificamente la convivenza con chiunque rimanga abbastanza a lungo in questo territorio (e tra poco vedremo come).
Questo non significa, attenzione, che sia diventato “amico dei gatti”!
Con ogni probabilità lui continuerà ad inseguire (e a cercare di mangiarsi a colazione) qualsiasi gatto che attraversi la sua strada al di fuori delle mura di casa. Però rispetterà il “nostro” micio…che per lui non sarà più “un gatto”, ma “un membro del branco”.
PERCHE’ E’ NORMALE CHE UN GATTO ADULTO ACCETTI UN NUOVO CANE
Perché qualsiasi gatto può accettare tranquillamente la presenza di un nuovo animale nel proprio territorio, a condizione che non si vada in conflitto su uno di questi tre punti fondamentali: a) cibo; b) sesso; c) rispetto per gli spazi altrui.
Il gatto è un predatore, esattamente come il cane; ma il cane non fa parte delle sue prede naturali, e quindi questo è un problema risolto in partenza.
Per il resto, il gatto non è un animale sociale e non si pone alcun problema di gerarchia.
E’ invece un animale territoriale, che però è in grado di concepisce due diverse opzioni: a) avere un territorio tutto suo; b) condividere un territorio con altri animali, purché questa condivisione non gli procuri fastidi e possibilmente gli porti dei vantaggi (questo spiega l’esistenza delle colonie feline).
Per spiegarci meglio possiamo paragonare la convivenza tra cani alla famiglia umana: tutti sanno che c’è quello che comanda e quello che deve obbedire, quello che decide cosa e quando si mangia, quello che è piccolo e quindi deve subire che un altro entri in camera sua a sgridarlo perché c’è casino, o metta in discussione l’ora in cui si va a dormire.
La convivenza tra gatti, invece, è come la condivisione di un appartamento tra studenti. Ognuno deve avere, esclusivamente in ragione dell’affitto che paga, il beatissimo diritto di farsi gli affari propri nei suoi spazi, con l’unica regola che nessuno invada gli spazi altrui e che non rompa le scatole.
Se il tuo coinquilino commenta l’organizzazione del tuo armadio, lo mandi a quel paese: se torni a casa e lo scopri che dorme nel tuo letto, lo soffochi col cuscino.
Chiarite queste regole di base, nella maggior parte dei casi nascono comunque delle belle amicizie; si mangia tutti insieme anziché fare i turni in cucina, ci si ospita nelle rispettive camere se ce n’é bisogno, si uniscono le lavatrici e si lavano i piatti a turno.
Ma questo non è certo necessario per la qualità della convivenza: per quella bastano le buone maniere reciproche e il rispetto dei reciproci spazi.
Tornando ai tre punti fondamentali per l’accettazione di un estraneo da parte del gatto, vediamo dunque che:
a) non c’è problema per il cibo, che in famiglia è sempre abbondante per tutti;
b) non c’è problema per il sesso, visto che si tratta di due specie diverse che non vanno in competizione su questo punto.
Se ne deduce che dovremo badare solo ai problemi territoriali, facendo si che il gatto non si senta minacciato (e che non gli vengano rotte le scatole) all’interno del territorio-casa...
tratto da tiprestoilcane.com